Gente d’agosto, di Sergej Lebedev [Keller 2022]

La nonna Tanja è una funzionaria statale in pensione che ha l’abitudine di nascondere le letture proibite dal regime dietro romanzi e raccolte di poesie consigliate dallo stato maggiore dell’Urss, l’Unione Sovietica.

Il nipote lo sa bene e per questo trascorre parte del suo tempo a ricostruire quella biblioteca dell’innominabile. E proprio nelle pieghe di un normale libro, quello delle poesie scritte dal poeta Kostantin Simonov, sei volte vincitore del Premio Stalin, la nonna Tanja conserva il suo diario segreto, redatto con precisione, come solo poteva fare chi aveva lavorato nel ramo dell’editoria. Finché il giovane nipote ne viene in possesso e comincia a leggerlo avidamente per risalire alle origini della sua famiglia. Così, mentre il padre incuriosito si limita a tracciarne l’albero genealogico ed a verificarne luoghi e città citate, il giovane ragazzo scopre piano piano le sue radici. C’è però qualcosa che non quadra, c’è qualcosa che viene omesso ed è strano perché il resoconto della nonna è preciso, accurato, perfino asettico, nello stile tipico delle funzionarie di Stato. Perché poco, se non nulla, si dice del nonno Michail? Perché la nonna ha omesso i particolari della vita del nonno, l’uomo che il ragazzo non ha mai conosciuto ma da cui è nato suo padre? Ci deve essere qualcosa di sinistro e sbagliato nella vita del nonno, se Tanja ha deciso di farlo fuori dal romanzo, di nasconderne e disperderne le tracce. Inizia così l’avventura del “Cacciatore”, alla ricerca della storia di suo nonno…

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