Come molti romanzi di Solženicyn, è questo un libro corale, che dà vita a più personaggi attraverso i quali la storia si allarga per toccare l’intera società.
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Russki Mir: guerra o pace?, di Mikail Shishkin [21lettere 2022]
Il libro è stato scritto nel 2019, prima della invasione dell’Ucraina operata dall’esercito russo per ordine di Vladimir Putin, eppure mantiene quella inevitabile contemporaneità che hanno i classici
Sovietistan – un viaggio in Asia centrale, di Erika Fatland [Marsilio, Feltrinelli 2019]
Il libro è una guida umana che funge da diario e da raccolta scientifica di osservazioni, costumi, abitudini, sentimenti. Una lettura preziosa che si affronta con leggerezza, pur sapendo che si stanno attraversando argomenti pesanti e secoli di storia.
Dove gli ebrei non ci sono, di Masha Gessen [Giuntina 2021]
Il libro-saggio di Masha Gessen è una ricostruzione attenta e documentata di un dramma personale e universale, quello del popolo ebraico.
Gente d’agosto, di Sergej Lebedev [Keller 2022]
Sergej Lebedev è giornalista, geologo e scrittore noto per i suoi scavi nella Russia sovietica, fotografata magistralmente nel romanzo al gulag, Il confine dell’oblio, pubblicato sempre da Keller nel 2018.
Gli uffici competenti, di Iegor Gran [Einaudi, 2022]
Gli uffici competenti è al contempo un racconto ed una testimonianza, un piccolo studio sociologico, un frammento di memoria collettiva importante.
Il mago del Cremlino, di Giuliano Da Empoli [Mondadori 2022]
Il mago del Cremlino, ambientato intorno al racconto di una notte a opera di Vadim Baranov, è un saggio romanzato che racchiude la storia degli ultimi 150 anni della Russia in un libro raffinato ed inteso.
Marx non russa
Serve un disarmo unilaterale della stupidità
Il pacifismo attivo e la Costituzione
Putin è un feroce despota che governa col consenso di un’oligarchia economica potente e radicata in tutto il mondo, grazie alla complicità dello stesso mondo occidentale che con il presidente russo ha fatto e fa ancora affari: Putin è il frutto della fine della guerra fredda, del sovvertimento del regime comunista travolto in Russia, come in tutti i paesi dell’ex URSS e dei Balcani, dell’utopia immaginifica quanto letale e fallimentare del capitalismo occidentale.
Esportare la democrazia made in Usa? No, grazie!
La manfrina di “esportiamo la democrazia” dovrebbe agli occhi di tutti essere etichettata come una ridicola ed ipocrita solfa propagandistica che nasconde invece tutti i limiti dello stato sociale USA.