Spatriati, di Mario Desiati [Einaudi 2021]

Francesco Veleno rientra una sera a casa, ma la trova buia e desolata: i suoi genitori non ci sono, fatto strano. Dopo una cena frugale arrangiata sul momento, si addormenta esausto sul divano, ha passato una giornata sul campetto dell’oratorio. La mattina seguente è ancora solo, fatto sempre più strano.

Finalmente trova un biglietto della madre che l’invita – con un futuro che non è nelle sue corde, lei che è abituata ad esprimersi sempre al presente – a raggiungerlo in ospedale, dove lavora, perché ha da spiegargli delle novità. In effetti la sua vita sta per cambiare: la madre ha deciso di lasciare suo padre, di lasciare quella situazione di comodo, di quieto vivere, di due persone che stanno insieme per “ragioni di Stato”. Francesco, giovane adolescente, non ha che da vivere le sue giornate sempre più solo, fra la chiesa, l’oratorio e la scuola. Proprio a scuola c’è Claudia, ragazza apparentemente stravagante, ma sempre sicura di sé: per lei il vestito è un doveroso camuffamento, un modo per esprimere i suoi stati d’animo; il futuro è una speranza da costruire. Claudia è l’esatto opposto di Francesco, impacciato e chiuso nelle sue paure, e adesso ancora più solo. Claudia, con quei capelli corti e quella solitudine di chi non vuole omologarsi, è ossigeno puro per Francesco, che la osserva da lontano e poco a poco riempie con lei i suoi pensieri. Non osa avvicinarla, non osa parlarle, figurarsi dichiararle il suo desiderio. Finché un giorno è Claudia ad andargli vicino e rivolgergli diretta poche parole: “Veleno? Dobbiamo parlare. Tu sai che tua madre è l’amante di mio padre?”…

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